Morto di Google

Segno dei tempi: prima di internet formato web c’erano solo i morti di fame, dopo ed ora si sono aggiunti i morti di Google, ma analizziamo meglio la situazione e cerchiamo meglio di capire nel merito in cosa consiste il fenomeno.

E’ passato un quarto di secolo da quando ho cominciato ad operare nel web come “publisher” all’inizio avevo avviato un sito dedicato ai concorsi pubblici per l’accesso all’impiego nella pubblica amministrazione: all’epoca non c’era niente di simile e il sito ebbe un successo di pubblico micidiale con oltre 200.000 visualizzazioni giornalieri, arrivai anche alla selezione finale del premio per i migliori siti web WWWSole24ore grazie al voto popolare, ma allora come oggi ero solo a fare tale attività, le cose da sistemare a livello tecnico ed editoriale erano tante e a cavallo dei due millenni le entrate pubblicitarie dall’Italia erano relegate a poche major del settore, quindi nel 2003 cessai, con la disperazione dei lettori, l’impresa che era partita in passivo ed era finita in passivo.

Poi, senza troppo impegno, nel novembre del 2007 cominciai a pubblicare post con la nuova esperienza de Il Mio Diabete, blog che tratta di diabete sotto il profilo della cura ricerca e vissuto assieme alla malattia, il principio fu in sordina poi solo negli ultimi cinque anni sono giunto a tassi di crescita a sei zeri in termini di accessi.

Quindi cosa ho ricavato dal percorso di lunga data?

Che nel rapporto quantità/qualità la prima batte la seconda 10 a 0. Per reggere in termini di accessi e di soldi nel web si devono avere milioni di visitatori al giorno, e non è un caso che tutto la fonte di guadagno in rete sia nelle mani di un manipolo di oligarchi e tycoon digitali. Per fare grandi cifre la quantità è fondamentale e anche gli argomenti trattati più sono di pessima qualità più attraggono pubblico e inserzionisti. Un publisher che vuole trattare temi di qualità e reggere le spese deve essere coperto da un editore forte, e la regola che vale per i media tradizionali è la stessa sul digitale e nei social: affidarsi, trovare un editore che creda nel progetto e nella reciprocità di interessi.

Fare siti di qualità in Italia è impresa eroica, d’altronde in questo ambito niente di nuovo sotto il sole: negli anni 60 eravamo all’ultimo posto per numero di lettori e acquirenti di libri e stampa, oggi continuiamo ad esserlo con un radicamento della situazione: ovvero si continua a leggere solo i titoli dei post/articoli o al massimo non più di 80 caratteri alla volta.

Pertanto quando volete imbarcarvi in una impresa di editoria digitale, blog o sito che sia, tenete conto che la prima differenza la fa il genere (evitate siti generalisti) e i contenuti, ma prima di decollare cercate di fare un inventario del budget e risorse necessarie e acquisite alcune professionalità necessarie per non annaspare lungo la via: commercialista/consulente finanziario, social media manager e uno sviluppatore php (per WordPress in particolare). Il copywriter sarà meglio che lo fate voi all’inizio. Poi certo alcune cose: istinto creativo, intuito e fantasia sono elementi basilari che possono venire subito, ma anche col tempo e per niente, ma sono loro a fare la differenza.

Quindi buona fortuna, e farvi una idea sull’incasso mensile de Il Mio Diabete leggete i dati nell’immagine che accompagna il post.

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